Campagna Toscana Casentino
Casentino
Presentazione
Uno straordinario patrimonio boschivo e luoghi spirituali simbolo per l'intera cristianità sono le caratteristiche forti del Casentino, dove alle pendici del Falterona nasce l'Arno che fluisce poi nelle vaste pianure vicine ad Arezzo. I monasteri dei Camaldoli e de La Verna vigilano sulla Valli dell'Arno e del Tevere che per un breve tratto corrono paralleli.
Il Casentino offre dunque al visitatore una natura incontaminata e protetta con intelligenza dal Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, punteggiata da tantissime testimonianze della presenza umana. La posizione del Casentino, estremo lembo nord orientale della Toscana, ne ha fatto un feudo ambito che fiorentini ed aretini si sono sanguinosamente contesi. Delle lotte fra potentati rivali restano oggi poderose ed affascinanti architetture medievali immerse in scenari selvaggi. Della presenza religiosa rimangono santuari fra i più belli ed importanti d'Europa, ancora oggi meta dei pellegrini, oltre che dei turisti.
Di lunghissima memoria è dunque la frequentazione umana della terra casentinese, presenza che però non ha significato scempio e sfruttamento irresponsabile del territorio. Anzi, la mano dell'uomo ha sempre cercato di agire rispettando i capolavori già creati dalla natura, costruendo insediamenti abitativi, sistemi di difesa e luoghi per la cura dello spirito perfettamente in armonia con le caratteristiche del paesaggio originario. I signori Guidi di Poppi, che a lungo regnarono sul feudo del Casentino, costruirono castelli a dominio delle coltivazioni: restano oggi a darne splendida testimonianza le fortificazioni di Romena, Porciano, Castelleone, Castel San Niccolò, Borgo alla Collina e molti altri. Le terre attorno a Bibbiena furono invece sotto il dominio dei Tarlati e degli Ubertini, che non mancarono di lasciare segni del loro passaggio, mentre proprio vicino a Poppi, in località Campaldino, si combattè la sanguinosa battaglia che chiuse le secolari lotte tra guelfi e ghibellini, nel 1289.
La bellezza delle foreste casentinesi fu d'altra parte luogo d'elezione per monaci e religiosi in cerca di spiritualità profonda, il che spiega la fitta presenza di luoghi di culto sparsi nei boschi del Casentino. Alla Verna San Francesco salì per ricevere le stimmate, San Romualdo gettò le prime basi dell'eremo di Camaldoli, Dante fu tra i cavalieri guelfi che si batterono a Campaldino e poi visse proprio in Casentino i suoi giorni più amari, quelli dell'esilio. Le terre del Casentino raggiunsero la notorietà fin dal tempo in cui il Divino Poeta le menzionò a più riprese nella sua Commedia. Oggi il Casentino offre al visitatore attento alle bellezze naturali e alle suggestioni della storia un patrimonio attentamente tutelato e valorizzato, dove la sensibilità ecologica diviene prassi quotidiana.
Il Parco delle Foreste Casentinesi ha stilato una lista di strutture ricettive consigliate che hanno aderito ad un Disciplinare Ecologico predisposto dal Parco stesso per migliorare la qualità dei servizi al turismo, soprattutto riguardo alla qualità ambientale. Gli esercizi con il logo del Parco si impegnano per il risparmio energetico ed idrico, per un uso razionale delle risorse, per la riduzione degli involucri in plastica e dell'uso della carta, per promuovere la cucina tipica del Casentino e per sensibilizzare la coscienza ecologica dei visitatori. Indubbiamente scegliere di soggiornare nelle strutture che aderiscono al disciplinare del Parco è la soluzione ideale per vivere fino in fondo un'esperienza unica a contatto con la natura e la cultura di questi luoghi.
Storia
La dominazione romana si sovrappose alle civiltà etrusca, umbra e celtica che popolavano l'Appennino tosco romagnolo già da qualche secolo. Ma a tratteggiare l'identità del Casentino fu senza dubbio il Medioevo, durante il quale vennero eretti gli eremi e i monasteri che ancora oggi segnano il paesaggio casentinese.
Fu proprio l'attività amministrativa svolta dai monaci di Camaldoli a produrre i primi documenti che oggi ci aiutano a ricostruire la storia di questi luoghi. Dopo che i fiorentini ebbero sconfitto la potente famiglia feudataria dei Guidi, l'influenza della Repubblica si fece sentire anche sui territori fino ad allora gestiti dai monaci. Zona di confine fra possedimenti toscani e pontifici, l'Appennino tosco - romagnolo divenne rifugio prediletto per briganti e rifugiati politici, fin quando, nel Settecento, la Toscana passò ai Lorena che decisero di abolire i possedimenti ecclesiastici e di potenziare le comunicazioni in un'area strategica. L'impulso ricevuto dal commercio e dalle attività legate ai trasporti durò fino all'ingresso nell'Italia Unita. Nei boschi dell'Appennino tosco - romagnolo è stata scritta infine una delle più celebri pagine della storia d'Italia, quelle della Resistenza partigiana durante l'ultimo conflitto mondiale.
Il rapporto equilibrato e sano tra l'uomo e l'ambiente affonda le sue radici nell'accorta gestione del territorio operata dai monaci camaldolesi che curarono sia lo sfruttamento che la conservazione dei boschi. Il pregiato legno dell'abete bianco riforniva gli arsenali di Livorno e Pisa, ma anche i cantieri per le grandiose opere di architettura religiosa che si andavano costruendo a Firenze, come la Cattedrale di Santa Maria del Fiore. Meno accorta fu la spregiudicata politica messa in atto dai Lorena che, con la complicità anche di una notevole crescita demografica, lasciò le foreste casentinesi assai impoverite e sfruttate. La penosa eredità fu raccolta con saggezza da Leopoldo II, Granduca di Toscana, che nell'Ottocento incaricò l'ispettore forestale boemo Karl Simon di salvaguardare il patrimonio naturale del Casentino. Con competenza e passione, Simon ottenne i risultati sperati e lasciò una foresta fitta e vigorosa al patrimonio pubblico italiano, dove confluirono nel 1914. Oggi è l'Ente Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi a proteggere i boschi rimasti.
Buona parte dei monasteri e dei castelli costruiti nel Medioevo è stata cancellata dai frequenti terremoti che si sono abbattuti sull'Appenino tosco - romagnolo. Tuttavia sono ancora molte le testimonianze del passato che attirano numerosi turisti italiani e stranieri. Da non perdere le visite al santuario francescano della Verna, al monastero e all'eremo di Camaldoli, autentici capolavori di architettura religiosa. Le vallate del Casentino sono inoltre ricchissime di antiche pievi e chiese di campagna, mentre i palazzi e i luoghi di culto delle cittadine più grandi conservano molte opere d'arte frutto dell'incontro fra scuole toscane, lombarde e romagnole. Belli da scoprire anche le case rurali sparse nelle campagne, i mulini e in ponti, i tabernacoli che fiancheggiano antiche mulattiere.
Natura
I confini del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi si estendono sui territori di due regioni, la Toscana e la Romagna. Il Parco tutela la parte meglio conservata dell'Appennino Italiano e costituisce un patrimonio boschivo prezioso per tutta l'Europa, essendo un modello plurisecolare di rapporto equilibrato fra uomo e ambiente.
36.400 ettari di bosco, un mare verde a cavallo del crinale che divide la Toscana dalla Romagna, solcato da fiumi che scendono sia verso l'Adricatico che verso il Tirreno. Le cime più alte del Parco sono il Falterona, dove nasce l'Arno (1654 metri) e il Falco (1658 metri). Al turista, il Parco offre una larga rete di Centri Visita, punti di documentazione e informazione, stabilimenti termali, occasioni per il soggiorno, servizi per l'alloggio e l'escursionismo.
La varietà di altitudine e di microclimi che caratterizza il Parco fa sì che sempre diverse siano la flora e la fauna. La pianta per eccellenza resta comunque l'abete bianco, i cui rami sfiorano anche i trenta metri d'altezza: albero dal profondo valore spirituale per i camaldolesi, ha costituito la maggiore ricchezza del Casentino fin dai tempi in cui con il suo legno di costruivano le navi di Pisa e Livorno nel Cinquecento. Secolari anche i faggi, che coprono i monti del Casentino fin sui crinali, mentre non ha davvero uguali la varietà dei boschi misti: l'acero montano, l'olmo, il ciliegio, il frassino, l'agrifoglio, il tasso, il tiglio, il castagno, il cerro sono solo alcune delle specie presenti all'interno del Parco. Mille specie diverse di piante, alcune rarissime, fanno del Casentino un paradiso per gli appassionati di botanica, mentre alcune zone off limits si pongono l'obiettivo di eliminare ogni forma di intervento umano sul territorio. Nella Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino, una zona da sempre poco frequentata dall'essere umano, la natura è lasciata completamente a sé stessa, nella convinzione che se la sappia cavare benissimo. Prima in Italia, la Riserva Integrale di Sasso Fratino fu istituita nel 1959 e da allora è sottoposta a protezione totale. L'altra Riserva Integrale presente all'interno del Parco è quella della Pietra, una porzione dell'antica Foresta Granducale dove la natura è completamente selvaggia.
Altre occasioni per conoscere da vicino il patrimonio delle Foreste Casentinesi sono l'Orto Botanico di Valbonella, a Corniolo, l'arboreto "Carlo Siemoni" di Badia Prataglia e il Vivaio Cerreta di Camaldoli. Tutti offrono guide esperte e visite semplici ma approfondite. Tantissime anche le specie animali che popolano il Parco, dove si raccoglie infatti la fauna più ricca e diversificata dell'Appennino settentrionale, con 160 specie di vertebrati di cui 80 uccelli, 40 mammiferi, 30 fra anfibi, rettili e pesci. Il lupo è tornato a popolare il Casentino che è per la sua specie l'habitat ideale, coperto di boschi, ricco di prede e tane nascoste, senza troppi uomini a dare fastidio. Il capriolo invece non si è mai estinto, è una presenza costante per il Casentino ed avvistarlo non è particolarmente difficile. Anche il cervo invece è stato reintrodotto nella seconda metà dell'Ottocento ed è oggi tornato ad essere una presenza fissa nei boschi del parco. Daini e mufloni completano la categoria dei grossi mammiferi, ma a far loro compagnia ci sono anche volpi e puzzole, faine, donnole, tassi, ghiri e lepri. Il fiore all'occhiello del Parco resta comunque l'aquila che nidifica al sicuro negli anfratti dei monti casentinesi.
Per conoscere meglio gli animali del Parco, il turista si può rivolgere ai numerosi Centri Visita e Musei. A Premilcuore si studia la vita del lupo e si può visitare il Museo della flora e della fauna, a Ridracoli si trova il Museo dei Mammiferi, mentre a Camaldoli, Campigna e Badia Prataglia si trovano tre Musei Forestali. La spiritualità delle foreste Casentinesi ha lasciato le più preziose testimonianze di sé nei capolavori disseminati all'interno del Parco, come l'Eremo di Camaldoli , ancora oggi punto di riferimento di importanza internazionale per pellegrini e visitatori, eternamente immerso in una foresta d'abeti le cui cime si allungano a sfiorare il cielo. Altro santuario caro a tutto il mondo cristiano è quello della Verna, rifugio immerso nella foresta dove San Francesco ricevette le stimmate: sia il profondo valore spirituale del monastero che la posizione splendida, immersa in una montagna selvaggia, attirano visitatori da tutto il mondo. All'interno del Parco sono presenti anche diversi siti archeologici e musei interessanti da visitare: l'Area del tempio di Pieve a Socana, vicino a Castel Focognano, l'insediamento etrusco di Masseto, vicino a Pratovecchio, i resti della villa romana vicino a Poppi e il Lago degli Idoli in Falterona, nei pressi di Stia. A Partina, una frazione di Bibbiena, c'è infine una mostra archeologica permanente che analizza la presenza umana nelle foreste casentinesi attraverso la presentazione di ricerche e scavi.
La miglior soluzione per visitare il parco è quella di camminare, percorrendo la rete di sentieri interni che si snoda per oltre 300 chilometri. Naturalmente il Parco si può visitare anche a cavallo o in mountain bike, in inverno armati di racchette e sci di fondo. Sentieri e mulattiere che anticamente permettevano i collegamenti fra le popolazioni toscane e romagnole oggi sono stati sistemati e ben segnalati, scanditi da punti tappa attrezzati e riportati su cartine chiare che l'escursionista può procurarsi nei centri visita. Una serie particolare di percorsi realizzati all'interno del Parco costituisce la rete dei Sentieri Natura, escursioni di pochi chilometri dove la segnaletica guida il turista nella percezione delle caratteristiche del territorio.
I percorsi tematici riguardano l'abete bianco, la valle e la cascata di Dante, la faggeta, il bosco, le tracce dell'uomo. Il sentiero dedicato all'abete bianco parte da Campigna e si sonda all'interno di una delle abetine più suggestive del parco. Il Sentiero dedicato alla Valle dell'Acquacheta e alla Cascata di Dante si diparte proprio dall'Acquacheta, mentre il percorso dedicato alle faggete casentinesi parte da Capanno, una frazione di Badia Prataglia, per risalire la splendida valle del torrente Archiano d'Isola.Il sentiero Alberi e Bosco si dipana nella foresta che circonda l'Eremo di Camaldoli, centro monastico che per primo elaborò sagge politiche di gestione della natura. Da Fiumicello si parte invece alla scoperta delle Tracce dell'uomo, per capire come si svolgeva la vita dei contadini in Casentino fino a qualche decennio fa, tra mulini, pievi e casette in pietra. Sulla stessa linea il percorso che parte da Castagno d'Andrea e documenta il rapporto fra l'uomo e il castagno, preziosa fonte di sostentamento delle popolazioni locali. Il sentiero che sfiora il Monastero de la Verna raggiunge la cima del Monte Penna, mentre quello in partenza da Tredozio attraversa la Valle del Tremazzo, fra le più selvagge di tutto il Parco. Infine il sentiero che conduce dalla Diga di Ridracoli al rifugio di Cà di Sopra offre l'opportunità di ammirare maestosi panorami e molti degli animali che popolano le foreste casentinesi. Un itinerario denso di emozioni è invece quello intitolato "I sentieri della Libertà" che ripercorre i crudi anni della resistenza partigiana davanti all'invasione nazista. Pannelli didascalici illustrano la disposizione delle truppe tedesche e delle brigate partigiane sul territorio, seguendo i sentieri in partenza da Biserno e San Paolo.
La miglior soluzione per informarsi sulle bellezze del Parco e scoprire il sistema più adatto ad osservarle è recarsi nei Centri Visita, le porte del Parco dove si possono ricevere tutte le informazioni per la vacanza e il divertimento. Il Cantro Visita principale si trova a Badia Prataglia, incentrato sul rapporto tra uomo e bosco: sono documentati infatti l'artigianato e la lavorazione del legno ed è da qui che si accede all'Arboreto "Carlo Siemoni", nome storpiato dell'ingegnere boemo che lo impiantò nel periodo in cui lavorava al rimboschimento del Casentino per conto dei Granduchi di Toscana. Geologia e termalismo sono il filo conduttore delle attività del Centro Visita di Bagno di Romagna, centro termale molto importante già un epoca romana, mentre è la spiritualità al centro delle attività del Centro di Chiusi della Verna dove si spiega il rapporto profondo tra l'attività amministrativa dei monaci e la conservazione della foresta. Laboratori e plastici sono in dotazione al Centro di Londa per testimoniare del rapporto secolare che lega uomo e paesaggio, mentre il tema del Centro Visite di Premilcuore è la fauna che popola i boschi, le radure e i corsi d'acqua del Parco. La storia della Romagna antica si impara al centro di San Benedetto in Alpe mentre la Foresta è protagonista al Centro di Santa Sofia, dove sono stati allestiti anche il Giardino Botanico di Valbonella e il Centro di Educazione Ambientale di Corniolo. L'acqua, di cui il Casentino è ricchissimo, è il tema del Centro Visita di Stia, il capriolo, mascotte del Parco, aspetta i piccoli visitatori a centro visita di Tredozio. Il gruppo montuoso del Falterona è infine il tema trattato presso il centro di Castagno d'Andrea, dove si documenta la storia del monte da cui nasce l'Arno.
Per completare l'offerta turistica del Casentino non potevano mancare le terme: quelle di Bagno di Romagna sono note fin dai tempi dei romani, anche se oggi gli stabilimenti attrezzati per cure e trattamenti estetici le rendono sicuramente più confortevoli. Fanghi, trattamenti specializzati, terapie che sfruttano le proprietà alcaline e sulfuree delle acque fanno di Bagno di Romagna una straordinaria beauty farm immersa nella natura incontaminata. Anche a Stia c'è un moderno Parco Termale dove si sfruttano le benefiche proprietà dell'acqua che sgorga dal Falterona: massaggi, acque oligominerali e argille per una vacanza di relax nel cuore del Parco.
Gastronomia e Antichi Mestieri
Sia le delizie del palato che gli oggetti realizzati a mano mostrano il legame profondo tra l'uomo e il territorio. La mani di artigiani che hanno conservato tecniche e saperi antichi lavorano principalmente il legno, con il quale si ottengono mobili, suppellettili e utensili. Non mancano i maestri artigiani che lavorano la pietra, fabbricano il panno del Casentino e stampano tele con l'antica tecnica della ruggine.
Le leccornie che si gustano nei ristoranti e nelle trattorie del Casentino vengono preparate cucinando i prodotti del bosco, come le castagne, i tartufi e la cacciagione. Eccellenti sono anche la pasta fatta in casa, i formaggi di produzione locale e i salumi. Da provare è sicuramente la "gota", un salume molto particolare ottenuto dalla lavorazione della guancia del maiale che viene salata e stagionata per almeno un mese. Nelle zone del Parco ai confini con il Mugello, il prodotto per eccellenza è il marrone che nel 1996 ha ottenuto la certificazione di Indicazione Geografica Protetta: si consuma fresco, secco o macinato in farina. Affonda le radici in una cultura millenaria la produzione di miele del Casentino, di varietà e consistenze diverse a seconda dei fiori scelti dalle api e della località di produzione.
A Londa si coltiva una varietà di pesca chiamata "Regina", dalla polpa bianca e molto "tardiva" visto che si raccoglie nella seconda metà di settembre. Profumata e polposa si consuma fresca o si usa per preparare marmellate e dolci eccellenti. Tra i formaggi sono da provare il pecorino, stagionato e dal sapore deciso, e il raveggiolo, freschissimo e delicato, servito su un cestino di foglie di felce. La salsiccia matta, o "ciavar", è ottenuta dalla lavorazione delle parti meno nobili del maiale, come il cuore, la guancia, la testa e la lingua, impastate con aglio e buon Sangiovese. Si consuma fresca, alla griglia o conservata sott'olio. Altra prelibatezza casentinese sono i tortelli, uno speciale formato di pasta fatta in casa ripiena di zucca, pancetta, aglio, patate e pecorino: la migliore tradizione casentinese vuole che i tortelli si cuociano su una lastra di pietra arenaria. Per quanto riguarda le carni, in Casentino se ne trovano di eccellenti grazie all'estrema vicinanza delle zone di allevamento delle mucche di razza romagnola e chianina, che si nutrono esclusivamente nei pascoli e vivono all'aria aperta. La carne tenera, povera di colesterolo e ad elevato contenuto proteico rende la carne casentinese un prodotto da gustare senza alcun timore per la salute.
Un giro in Casentino
Bibbiena
Ridente cittadina collinare, Bibbiena si estende lungo le pendici dell'Arno ed è il centro commerciale, industriale e amministrativo più importante del moderno Casentino. Originario insediamento etrusco divenne in seguito feudo dei Vescovi di Arezzo e conserva bei palazzi signorili nel centro storico.
Fra i tanti primeggia Palazzo Dovizi, casa natale del letterato autore della Calandria, Bernardo Dovizi, detto appunto "il Bibbiena".
L'edificio di impianto rinascimentale fu costruito nel Cinquecento. Bella la quattrocentesca chiesa di San Lorenzo, dove si conservano due capolavori di Andrea Della Robbia e un delizioso oratorio. Risale al Quattrocento anche la chiesa di Sant'Ippolito, che domina Bibbiena dalla sommità della collina su cui sorgeva l'antica rocca e conserva alcune pregevoli opere pittoriche rinascimentali. Nelle vicinanze di Bibbiena merita una visita il Santuario di Santa Maria del Sasso: la leggenda narra che qui, nel 1347, la Madonna sarebbe apparsa davanti ad una giovane, in corrispondenza del masso che si trova dietro l'altare maggiore. L'icona della Madonna del Sasso custodita all'interno è attribuita a Neri di Bicci. Nel territorio comunale di Bibbiena si trova anche Serravalle, pittoresco villaggio distribuito attorno ai resti del suo antico castello. E' collegato a Camaldoli da una strada secondaria che attraversa paesaggi bellissimi, da preferire alla viabilità principale. Lungo la strada che collega Bibbiena a Poppi, merita una sosta il piccolo paese di Ortignano Raggiolo, immerso in una splendida foresta di castagni attraversata da mulattiere perfette per le passeggiate dei visitatori. Il paesino è celebre per a qualità dei funghi e delle castagne che si raccolgono nei boschi vicini.
Poppi
Nel territorio comunale di Poppi si trovano lo splendido Eremo di Camaldoli e la frazione di Badia Parataglia, attrezzata località di villeggiatura immersa nelle foreste casentinesi. A Badia Prataglia è in funzione il maggiore centro visita del Parco e molto ampia è l'offerta di servizi al turismo. Il paese di Poppi è dominato dal castello dei Conti Guidi, splendida testimonianza di architettura medievale in eccellente stato di conservazione.
All'interno del castello si trovano la Biblioteca Rilliana, ricca di manoscritti e incunaboli, la Cappella affrescata da Taddeo Gaddi e la Mostra permanente della Battaglia di Campaldino, dove si ricorda la storica battaglia del 1289 in cui i guelfi sconfissero definitivamente i ghibellini. In paese meritano una visita anche l'Oratorio della Madonna del Morbo e la Badia di San Fedele, costruita nel XII secolo. Luogo simbolo del Casentino, Camaldoli è un suggestivo eremo monastico nel cuore della foresta. San Romualdo costruì nel 1012 le prime celle monastiche sulla sommità della montagna e poco più tardi il monastero a valle, da dove si irradiò la riforma benedettina da lui ideata. Era precisa regola dei monaci camaldolesi la tutela del patrimonio boschivo, che dunque fin dal Medioevo è curato e protetto.
Immerso in questo scenario intatto e rigoglioso, il Monastero appare come una costruzione poderosa e massiccia. L'estrema sobrietà caratterizza un complesso architettonico vasto ed articolato, con tanto di chiostro, biblioteca e farmacia. Le stanze del monastero custodiscono tesori d'arte di valore inestimabile, come i dipinti del Vasari che adornano la chiesa, arredi originali, preziose maioliche ed utensili farmaceutici. In posizione incantevole sorge l'Eremo di Camaldoli, la prima sede dei monaci: al centro dell'edificio si trovano la cella di San Romualdo e la chiesa barocca del Salvatore dove si conservano stucchi del Settecento e terrecotte rinascimentali. Nei dintorni sono sparpagliate le celle dei monaci, costruite tra l'XI e il XVII secolo: ciascun eremita disponeva di portico, cameretta, studio, oratorio, legnaia, fonte e orto. Nelle vicinanze di Poppi merita una visita anche Castel San Niccolò, celebre per la presenza del pittoresco castello che appartenne alla contessa Matilde di Toscana. Il poderoso fortilizio domina ancora oggi il grazioso borgo di Strada, sorto nei secoli attorno alla pieve romanica di San Martino a Vado ed oggi perfettamente restaurata. Poco distante da Castel San Niccolò, il piccolissimo abitato di Montemignaio è immerso in uno dei boschi più rigogliosi del Casentino. Da vedere, oltre alla natura che qui si mostra in tutto il suo splendore, la Pieve romanica e il Castello di Montemignaio.
Chiusi della Verna
Su una vetta calcarea che si innalza sopra la splendida foresta casentinese, si trova il santuario de La Verna, luogo religioso di fama internazionale in cui San Francesco d'Assisi ricevette le stimmate. Nel 1215 San Francesco e pochi seguaci costruirono qui alcune celle, fondando quello che in seguito sarebbe divenuto un vasto complesso monastico, meta di pellegrinaggi.
Nonostante le dimensioni imponenti, il Monastero de La Verna ha conservato un aspetto sobrio. Si possono visitare la chiesetta di Santa Maria degli Angeli, costruita nel 1216 e successivamente modificata, la Cappella delle Stimmate, il Museo del Santuario, le cappelle di San Francesco, San Bonaventura e Sant'Antonio da Padova, la Basilica e il Convento. Le numerose tavole di terracotta invetriata dei Della Robbia, in particolare di Andrea, costituiscono una raccolta particolarmente preziosa e significativa della bottega fiorentina rinascimentale. Una breve escursione sul Monte Penna, offre panorami straordinari sulle valli dell'Arno e del Tevere.
Pratovecchio
Patria del pittore Paolo Uccello, Pratovecchio è la sede principale del Parco delle Foreste Casentinesi. Il Castello e la Pieve di Romena testimoniano dell'importanza rivestita da Pratovecchio nel Medioevo, quando era il punto di smistamento del legname camaldolese che partiva verso Firenze.
La Pieve di Romena, costruita nel XII secolo sui resti di un edificio preesistente, è uno dei più suggestivi esempi di arte romanica del Casentino. Il castello, eretto attorno al Mille, conserva tre torri e i resti delle tre cinta di mura originarie, ben valorizzati grazie ad un recente restauro. Nei dintorni di Pratovecchio meritano una visita l'abbazia di Santa Maria a Poppiera, il Monastero di San Giovanni Evangelista e la Chiesa si San Romolo a Valiana.
Stia
Ai piedi del Monte Falterona, Stia conserva intatta l'atmosfera medievale nelle stradine che si raccolgono intorno alla piazza principale. E' celebre per la produzione di lane, una tradizione che va avanti dall'Ottocento quando a Stia era in funzione il più grande lanificio della Toscana. Ancora oggi a Stia si produce il celebre "panno" del Casentino.
Oltre a Piazza Tanucci, merita una visita la Pieve di Santa Maria Assunta, costruita nel XII secolo e più volte rimaneggiata nel corso dei secoli. Dominano il paese la maestosa torre del Castello di Porciano, fondato nel Medioevo dai Conti Guidi, e il Santuario di Santa Maria delle Grazie. A nord dell'abitato di Stia si trova il Palagio Fiorentino, costruito ai primi del Novecento in stile medievaleggiante: attualmente ospita il Museo Civico di Arte Contemporanea. A Stia è in funzione uno dei Centri Visita del Parco, dedicato all'avifauna del Casentino.